Questo testo raccoglie interviste che l’autrice ha fatto a vari traduttori letterari nei primi anni Duemila ed è stato pubblicato nel 2008.
Il libro in breve
Ogni capitolo è dedicato a una traduttrice o a un traduttore, 25 in totale:
Renata Colorni, Claudio Magris, Susanna Basso, Elena Loewenthal, Delfina Vezzoli, Silvia Bortoli, Paolo Nori, Mariarosa Bricchi, Vincenzo Mantovani, Ena Marchi, Riccardo Duranti, Serena Vitale, Franca Cavagnoli, Angelo Morino, Cesare Cases, Anna Nadotti, Yasmina Melaouah, Rossella Bernascone, Pino Cacucci, Hado Lyria, Beatrice Masini, Adriana Bottini, Glauco Felici, Anna Ravano e Martina Testa.
Molte domande si ripetono in quasi tutte le interviste, come il libro preferito e il più odiato tra quelli tradotti, il rapporto traduttore-redattore e i consigli per chi vuole lavorare come traduttore letterario.
Cosa ne penso
È un libro interessante perché è anche una lezione sull’evoluzione dell’editoria in Italia dagli anni Sessanta a oggi. Molte delle persone intervistate sono entrate nella professione vari decenni fa e molti dei loro esempi e percorsi possono sembrare impossibili per chi inizia oggi, ma alcuni punti sembrano essere condivisi anche dai traduttori più giovani e il libro offre molti spunti di riflessione su come avvicinarsi alla professione.
Tutti insistono sulla necessità di leggere ed essere curiosi, di non smettere di praticare sia la traduzione sia la conoscenza delle lingue. E tutti dicono chiaramente che la traduzione letteraria è un’attività che si accompagna ad altre, più o meno collegate.
Detto questo, non significa che il libro non sia utile anche a livello più teorico. Le varie interviste mi hanno dato anche spunti interessanti per riflessioni su tecniche di traduzione e scelte specifiche per il mio testo, quindi per me è stato utilissimo anche da questo punto di vista, ma è un libro che consiglio comunque in generale a chi è interessato a scoprire di più sul mestiere della traduzione come pratica artigianale.
Ciò che un po' rattrista nel leggere il libro è vedere che, in circa sessant’anni, quasi nulla è cambiato, stando a quanto ci dice, sulle condizioni di lavoro dei traduttori. I nomi di chi traduce sono più conosciuti che in passato e si apprezza di più il lavoro fatto dai traduttori, ma c'è ancora molta strada da fare per un giusto riconoscimento anche a livello pratico, di contratti e salari.
E voi, l'avete letto? Lasciatemi un commento!