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Come usare gli hashtag

11/01/2021 16:57

Emma

Suggerimenti e recensioni, Hashtag, Social media, Dos and don'ts, Social media etiquette, Twitter, Instagram, netiquette,

Come usare gli hashtag

Un post dagli archivi ma aggiornato di recente e che vi dà alcuni suggerimenti su come usare gli hashtag in modo ottimale.

 

 

 

Alcuni suggerimenti su come usare gli hashtag e una lista di errori da evitare

 

 

Cari lettori,

 

 

Oggi vi ripropongo un articolo di qualche tempo fa riveduto e aggiornato. Inizialmente era un post in inglese ma l’ho ripubblicato in italiano l’anno scorso quando ha fatto notizia una campagna della polizia tedesca basata sullo slogan Immer da. Per farvi capire, questa campagna che vuole promuovere la sicurezza è stata accompagnata da un hashtag, #IMMERDA, stampato anche sulle volanti (ecco il link a un sito in italiano che ne parla). In tedesco, Immer da significa qualcosa tipo “sempre là” o “sempre presenti” (mi correggano i colleghi germanofoni se sbaglio), ma non sto a spiegarvi perché ha fatto notizia fuori dalla Germania. Tornerò più avanti su cosa avrebbero potuto migliorare.

 

Quando ho scritto il post, nel 2015, l’uso degli hashtag era già abbastanza diffuso e poteva sembrare ridondante parlare di come si usino; invece, tanti esempi comici ci dicono che non lo era allora e non lo è neppure adesso. Sappiamo tutti che un hashtag è il modo usato da molti canali social per rendere un contenuto facile da cercare, soprattutto se consideriamo che ogni giorno si pubblicano 500 milioni di tweet secondo i dati forniti da Hootsuite nel 2019 (vi lascio anche due link, uno di Brandwatch e uno di Internet Live Stats, con tantissime cifre interessanti). L’idea dietro questo sistema è semplicissimo e si deve a Chris Messina che, nel 2007, voleva trovare un modo per rendere le conversazioni facili da seguire senza dover usare i forum. Ovviamente, Chris Messina non poteva immaginare il successo che la sua idea avrebbe raggiunto e i risultati a volte comici che avrebbe ottenuto, come vedremo più avanti.

 

L’hashtag non è altro che il cancelletto (#), quello che per tanto tempo è stato solo il tasto del telefono di casa per richiamare l’ultimo numero. Il cancelletto in inglese si chiama hash hash sign (lemma numero tre su Lexico.com, il dizionario online nato dalla collaborazione tra Dictionary.com and Oxford University Press) e si può chiamare hashtag solo quando si usa per taggare dei contenuti in rete (per estensione, visto che il termine si riferisce all’intero tag, come vediamo sempre sul dizionario alla voce hashtag) e facilitarne la ricerca. In teoria è facile da usare e sembrano non esserci regole, ma non è proprio così, vediamo in dettaglio.

 

Cose da tenere a mente:

 

– L’hashtag non fa differenza tra maiuscole e minuscole, #SillyMe e #sillyme daranno gli stessi risultati perché entrambe le versioni verranno incluse nella ricerca. Se però volete essere chiari, differenziate le varie parole usando l’iniziale maiuscola, tornerò più avanti su questo tema perché è importante non solo a livello di stile ma, soprattutto, per l’accessibilità.

 

– Ricordatevi di lasciare uno spazio prima del simbolo # o il link non funzionerà, quindi sì a “I am happy! #Smiling”no a “I am happy!#Smiling”. In realtà, questo vale più per Twitter, mentre su Instagram funziona comunque, ma è importante per rendere il post accessibile.

 

– Non usate solo numeri o il link non funzionerà, quindi sì a “Finalmente maggiorenne! #18Anni”no a “Finalmente maggiorenne! #18”. Anche in questo caso, su Instagram funziona, ma non su Twitter, che invece vi darà risultati generali in cui appare il numero senza tag.

 

– Evitate i caratteri speciali (a parte il trattino basso) o il link si interromperà giusto prima, quindi sì a #ThankGodItsFriday o #Thank_God_It_s_Fridayno a #ThankGodIt’sFriday che darebbe risultato solo per #ThankGodIt. Personalmente, ritengo il trattino basso eccessivo a livello visivo, non solo per via del numero di caratteri, che spesso fa la differenza; alcuni difensori dell’apostrofo, però, preferiscono usarlo almeno per indicare che ci dovrebbe essere questo segno, quindi scrivono #ThankGodIt_sFriday.

 

Ci sono anche consigli di stile ma che non sono obbligatori da seguire:

 

– Non usate troppi hashtag se non volete che il post sembri un messaggio spam. Su Instagram, il massimo è 30 ma sono comunque tanti, è preferibile aggiungere un commento separato con gli hashtag se se ne vogliono usare così tanti. Su Twitter, il limite è il numero di caratteri permessi ma nelle domande frequenti suggeriscono di usarne non più di due, come potete leggere qua nella pagina dedicata.

 

– Non taggate ogni singola parola, otterrete solo un post orrendo e nessun risultato reale per i tag. Se siete a passeggio col cane e lui rincorre uno scoiattolo, vi consiglio di usare #dog #squirrel #WalkingMyDog o tanti altri hashtag comunissimi, ma non #A #passeggio #col #cane #lui #rincorre #gli #scoiattoli.

 

– Lasciate uno spazio tra gli hashtag se volete che funzionino correttamente per la ricerca. Nello stesso esempio, sì a #dog #LoveDogs #squirrel #WalkingMyDogno a #dog#squirrel#WalkingMyDog.

 

– Cercate di usare poche parole, possibilmente non più di tre, non intere frasi. Detto questo, tanti hashtag popolari includono più parole (#NoRestForTheWicked è solo un esempio, io stessa a volte ho usato #GaleottoFuIlLibroEChiLoScrisse), fatevi guidare dal buonsenso e magari controllate se ci sono già hashtag simili.

 

– Non usate hashtag popolari che non hanno nulla a che fare col vostro post solo per essere inclusi nei risultati della ricerca. Se usate #Brexit, verrete probabilmente inclusi in molte ricerche ma, se il vostro post non parla di Brexit né di politica, non ha senso. Inoltre, se si tratta di post di lavoro o per pubblicizzare la vostra impresa, indicate anche mancanza di professionalità.

 

– Controllate il tema degli hashtag già in uso e, se sono comici, non usateli per temi seri e viceversa, altrimenti potreste mostrare mancanza di tatto o rischiare di essere offensivi.

 

Questo articolo in inglese con consigli su ciò che si dovrebbe fare e non fare quando si usano gli hashtag può interessarvi se volete saperne di più.

 

Torniamo all’hashtag #IMMERDA creato dalla polizia tedesca, qual è stato il problema? Probabilmente una mancata ricerca di risultati simili. Come dice un sito in inglese che ha riportato la notizia, sembra che l’ideatore non sia mai stato in vacanza in un Paese di lingua romanza, ma non è abbastanza per giustificare l’errore. Uno dei consigli di marketing che si sentono ripetere fino alla noia è che prima di lanciare una marca si debba controllare che il nome non abbia altri significati in altre lingue. So benissimo che non sia possibile controllare il un nome o una frase in tutte le lingue del mondo ma, in questo caso, non sarebbe stato poi così complicato visto che il problema si pone proprio per le lingue dei Paesi confinanti con la Germania (alcuni anche bilingui col tedesco e dove la campagna si sarebbe potuta adottare se non avesse un nome così sfortunato), soprattutto alcune tra le lingue più diffuse e studiate al mondo. Visto che era una campagna di marketing, avrebbero dovuto investire in una ricerca linguistica di questo tipo. C’è poi da dire che non sempre uno può o vuole cambiare il nome della propria campagna per evitare che suoni strano in un Paese in cui l’iniziativa comunque non verrà lanciata ma, ripeto, con un altro nome, la Svizzera o il Tirolo avrebbero potuto farci un pensierino. In questo caso, una soluzione semplice l’avrebbe data uno dei consigli che ho indicato all’inizio: differenziare le parole usando la maiuscola per le iniziali. #ImmerDa dice chiaramente dove una parola finisce e inizia l’altra, oltre a ridurre il rischio di malintesi. Poi, chi vuole fraintendere comunque lo può fare.

La polizia tedesca non è di certo la prima a fare questo tipo di errori. Uno dei più famosi è stato probabilmente il lancio del nuovo album di Susan Boyle nel 2012. In quel caso, inizialmente si usò #susanalbumparty poi sostituito da #SusanBoyleAlbumParty. Sarebbe semplicemente bastato usare le maiuscole per #SusanAlbumParty se ci avessero pensato. Se volete vedere altri esempi, questo articolo del 2017 apparso su The Guardian ve ne offre alcuni.

 

Spero di avervi strappato un sorriso con questi esempi, ma usare l’iniziale maiuscola per ogni parola dell’hashtag è importante anche per un altro motivo: garantire l’accessibilità del web a chi usa tecnologie ausiliarie come i lettori di schermo, che altrimenti non riconoscono le varie parole e non possono leggere i contenuti. Vorrei ringraziare @BigGayShaun che ha pubblicato questo tweet poi diventato virale.

 

Un problema simile si presenta con gli stili diversi che si possono usare ora su Twitter e Instagram: sembrano carini ma creano seri problemi di accessibilità, ecco un esempio condiviso da @kentcdodds di come li decodifica (o meglio non decodifica) un lettore.

 

Per concludere, pensate a dove state pubblicando e a chi vi dirigete. Come ho già detto, Twitter suggerisce un massimo di due hashtag; Instagram ne permette fino a 30, ma è consigliabile non includerli nel post principale e metterli invece in un commento; Facebook li usa principalmente per evidenziare le parti più importanti di un post e non tanto per la ricerca; LinkedIn, dopo averli snobbati per tanto tempo, li ha introdotti da qualche anno e li usa in modo simile a Twitter per facilitare la visualizzazione di contenuti simili. Non tutti i post funzionano per tutti i social network né funzionano allo stesso modo, adattate il contenuto al pubblico a cui volete dirigervi e all’effetto che volete creare, ma cercate sempre di farlo con un certo stile che mantenete costante e, soprattutto, fate delle ricerche basiche per vedere se può esserci qualche fraintendimento e leggeteli a voce alta prima di pubblicarli per vedere se qualcosa stona. Avete altri suggerimenti?

 

KT