Per compensare il libro della settimana scorsa, oggi vi ripropongo un libro di cui avevo parlato qualche tempo fa nel vecchio blog. È un altro libro inglese pubblicato qualche anno fa e dedicato a grammatica e punteggiatura: Have You Eaten Grandma? di Gyles Brandreth.
Iniziamo dall’autore. Gyles Brandreth è un presentatore, un comico, uno scrittore e un appassionato di lingue; a pagina 1 si definisce “a language obsessive and a punctuation perfectionist”. Con la lessicografa Susie Dent, di cui ho parlato in due recensioni precedenti (Dent's Modern Tribes e Word Perfect), presenta il podcast Something Rhymes with Purple dedicato alle parole e alle lingue.
Have You Eaten Grandma? è, nelle parole dell’autore, “an informal guide to punctuation, spelling, and good English for the twenty-first century”, ma non è un libro per imparare l’inglese.
Direi che il lettore ideale è un madrelingua inglese con dubbi puntuali di grammatica e punteggiatura, ma il libro è anche molto utile per chi ha un buon livello di inglese come lingua straniera.
Il libro in breve
Vediamo il libro più in dettaglio coi temi capitolo per capitolo:
- Capitoli 1-3, la punteggiatura, i primi tre capitoli che includono circa 80 pagine.
- Capitoli 4 e 5, ortografia e plurali irregolari
- Capitolo 6, differenze tra l’inglese britannico e quello statunitense, sia in grafia sia in parole; include una dettagliata tabella di otto pagine.
- Capitolo 7, gli errori più comuni e come evitarli.
- Capitolo 8, abbreviazioni, acronimi e sigle.
- Capitolo 9, si intitola Bad Language? ma, oltre a parolacce ed espressioni volgari, include anche parole coniate più di recente, linguaggio colloquiale, ecc.
- Capitolo 10, le regole, ve ne parlo meglio più avanti.
Il libro dà per scontate (o quasi) le basi della grammatica ed è più facile da seguire per chi ha già una base di lingua. Dico quasi perché alla fine ci sono alcune pagine che danno un’infarinatura di grammatica e spiegano cosa sono gli aggettivi, i sostantivi, gli avverbi, ecc.
Per chi parla l’italiano, alcune parti possono sembrare superflue, ma io le ho trovate comunque utili. Per esempio, c’è un capitolo che suggerisce trucchi mnemonici per non confondere omofoni. Un esempio è complementary/complimentary. In italiano non è così comune confondere complemento e complimento e forse possiamo pensare che questa spiegazione sia superflua, ma per me è stata utile comunque perché, pur non confondendo le due parole, non sapevo fossero omofone in inglese e mi sforzavo a pronunciarle in modo diverso, sbagliando.
Cosa ne penso?
Il libro è pieno di aneddoti di lingua o cultura in generale che rendono la lettura ancora più interessante, ma ciò che mi è piaciuto di più è il fatto che Brandreth non è prescrittivo. Elenca le cose da fare o da evitare e spesso aggiunge la “Brandreth Rule”, dei suggerimenti su ciò che ritiene sia il modo migliore di dire qualcosa, ma raramente dirà che qualcosa è assolutamente sbagliato o, come dice lui, “wrong, wrong, WRONG”.
Per concludere, è un libro che consiglio caldamente, sono una fan di Gyles Brandreth e sono ovviamente di parte, ma credo che il libro sia davvero una lettura leggera e utile allo stesso tempo. Vi aiuta a perfezionare l’inglese se lo usate e lo scrivete spesso, vi strappa un sorriso e anche una risata più di una volta e vi offre aneddoti simpatici che, se siete fissati con le lingue come lo sono io, potete condividere coi vostri amici altrettanto fissati.
Il blog va in pausa, come me, per qualche settimana, ma lasciatemi un commento e ditemi se avete letto questo libro e se vi è piaciuto.