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Oggi vi parlo di un libro che adoro per tanti motivi, tra cui perché per me sarà sempre legato al ricordo del mio primo Salone del Libro e alla bellissima serata del Salone in Bionda: La luce delle stelle di Licia Troisi pubblicato da Marsilio. Lo so, arrivo un giorno in ritardo perché l’autrice era in Sardegna proprio ieri per presentare il libro, ma perdonatemi perché qua nella perfida Albione era festa!
L'autrice
Ancora una volta un’autrice che non ha bisogno di presentazioni, Licia Troisi è un’astrofisica e autrice di successo. Famosa per i suoi libri fantasy, che hanno venduto milioni di copie in tutto il mondo, è l’autrice italiana più venduta all’estero per questo genere.
Nel campo dell’astrofisica, oltre ad aver collaborato con l’università di Roma Tor Vergata, ha anche pubblicato vari libri e collabora al podcast Astrofisica per ansiosi (questo è il link a Spotify). La luce delle stelle è il suo primo giallo.
Il libro
La storia si svolge in mezzo al deserto, in un osservatorio astronomico di cui non sappiamo né il nome né la località, e l’inizio infatti ci ricorda un po’ quello del Chisciotte quando ci dice che «gli eventi […] avvennero nell’osservatorio di cui è bene e pio che si taccia il nome». Il protagonista è Gabriele, uno scienziato italiano fresco di dottorato che collabora con l’osservatorio insieme a un gruppo di colleghi di varie nazionalità. Tra chi lavora all’osservatorio c’è anche Mariela, medico di origine cubana che si occupa dell’infermeria e di cui Gabriele è segretamente innamorato.
Sembra una serata come tante quando arrivano Samantha Bridges e Pinetta, due colleghe che devono fare delle ricerche per degli articoli che stanno preparando. Samantha è una professoressa statunitense famosa per il suo carattere insopportabile oltre che per i pochi scrupoli quando si tratta di rubare gli articoli (e non solo) dei colleghi; Pinetta è la sua dottoranda italiana, una ragazza timida e nervosa a cui Gabriele ha fatto lezione in passato e che si è distinta grazie a una tesi di laurea che è stata pubblicata grazie a una scoperta importante.
La normalità però viene presto interrotta quando succede un black-out. L’elettricità viene ripristinata in fretta grazie ai generatori d’emergenza, ma è subito chiaro che qualcosa non va. Gli ingegneri parlano subito di un sabotaggio: uno di loro è sparito, i telefoni sono fuori uso, i telescopi non si trovano tutti in posizione di sicurezza e i dati a cui stava lavorando Samantha sono spariti. Gabriele e Mariela cercano subito di trovare Jorge, l’ingegnere scomparso, ma si trovano presto davanti alla sua stanza vuota e ai documenti falsi.
Poco dopo, mentre stanno tornando nella control room per avvisare gli altri, trovano il corpo senza vita di Hugo, uno degli astronomi. Potrebbe essere stato un incidente, ma il fatto che vicino a lui si trovi l’hard disk di Samantha e che, prima di morire, abbia scritto qualcosa col sangue fa pensare che si tratti di un omicidio. Pinetta, che ha trovato il cadavere, è in preda al panico, e Mariela cerca di calmarla mentre esamina il corpo di Hugo per scoprire davvero se possa essersi trattato di un incidente. Gabriele, nel frattempo, si improvvisa detective e cerca di scoprire chi possa essere stato mentre aspettano che i tecnici riallaccino i telefoni per contattare la polizia.
Cosa ne penso
È una storia avvincente che ci porta in un mondo che molti di noi conoscono poco: la ricerca scientifica e un osservatorio astronomico. In un certo senso è un cozy mystery perché tutto si svolge in uno spazio e in un periodo di tempo limitati e con pochi personaggi, e il detective è un dilettante.
I personaggi sono interessanti perché riusciamo facilmente a identificarci con loro e le loro personalità. Io mi sono affezionata subito a Gabriele, l’italiano che preferisce il tè al caffè, che arrossisce subito per tutto e che adora i gialli ma non riesce mai a indovinare il colpevole. Forse mi piace proprio perché mi sono sentita subito identificata. Una cosa che credo l’autrice abbia descritto perfettamente, però, sono le dinamiche che si instaurano tra i vari personaggi.
In varie interviste (vi lascio qui il link a una), Licia Troisi ha detto di aver ambientato la storia in un osservatorio per poter parlare dei problemi che si celano dietro alla ricerca scientifica, un tema che voleva trattare da tempo. Credo sia riuscita a darci un’idea molto chiara della situazione e del peso che gravi su chi cerca di fare carriera in ambiente accademico, ma penso anche che ciò che descrive si possa facilmente trasferire ad altri ambienti di lavoro in cui lo sfruttamento dei subalterni e la sindrome dell’impostore dei nuovi arrivati la fa da padrone.
È un giallo che vi consiglio senza dubbio, l’azione è veloce, tutto accade in una notte, e anche voi vorrete leggerlo in fretta per poter sapere chi sia colpevole. A parte l’omicidio in sé, è un libro che fa riflettere tanto perché fin dalla prima pagina ci fa soffermare a pensare cosa sia davvero importante, se la propria carriera o il proprio benessere mentale. A questo rispetto vi lascio qui una citazione bellissima e sacrosanta, che dovremmo stampare e appenderla dove possiamo leggerla ogni giorno:
«Fanculo a quello che penseranno gli altri. Questa storia del fallimento ha rotto. Fallisci, se ti fa stare bene. Fallirai comunque se continuerai a fare una cosa che ti fa star male.»
E voi l’avete letto? Lasciatemi un commento!