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Traduzione al naturale 1, il ritorno delle linci nel Regno Unito

23/09/2021 12:00

Emma

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Traduzione al naturale 1, il ritorno delle linci nel Regno Unito

Il primo post della serie #TraduzioneAlNaturale analizza i problemi di traduzione di un articolo che parla del ritorno delle linci nel Regno Unito

 

 

 

Il primo post della serie #TraduzioneAlNaturale è dedicato al ritorno delle linci nel Regno Unito

 

 

 

Sono veramente contenta di iniziare questa serie di post e spero la troviate interessante. Prima di analizzare il primo articolo, però, vorrei cogliere l’occasione per ringraziare Hannah Lawrence ancora una volta per l’ispirazione e per i commenti quando le ho detto che stavo pensando di fare una serie simile alla sua. Se volete leggere il suo blog, lo trovate qua.

 

E poi, grazie anche a chi mi ha aiutato a scegliere l'hashtag per la serie. Tra chi ha votato su Twitter e su Instagram e chi mi ha risposto in privato, il vincitore è stato #TraduzioneAlNaturale, che sarà anche parte del titolo dei post.

 

E ora passiamo al testo che ho scelto per questo primo post. È un articolo del Guardian che parla del progetto di reintroduzione delle linci nel Regno Unito, questo è il link. Ho pensato di concentrarmi su tre difficoltà principali che ho trovato perché altrimenti so che uscirebbe una tesina di laurea.

 

L’ho scelto per vari motivi, non solo linguistici. Per esempio, il più personale è che, qualche settimana fa, il mio compagno ha adottato una lince a distanza e ora questi animali fanno un po' parte della famiglia. Un altro motivo è che seguo le attività di uno dei promotori del progetto, Derek Gow, che viene citato anche nell’articolo. Se non lo conoscete, le poche frasi dell’articolo vi aiuteranno a farvi un’idea. È stato un allevatore per molti anni ma ora ha cambiato rotta e la sua tenuta è una delle più attive tra qulle impegnate nel rewilding (parleremo di questo termine tra poco). Gow si esprime in modo diretto, spesso brusco, e mi piace proprio tradurlo e abbandonare per un po' lo stile più rigido a cui mi portano altri testi. Ho anche usato un capitolo del suo libro per uno degli esami del master proprio per questo motivo.

L'analisi

Il vocabolario

Passiamo ora all’analisi. A prima vista sembra un testo facile, tanti nomi di animali da aggiungere alla base terminologica e poco più, ma ho trovato alcuni ostacoli che mi hanno fatto riflettere, a cominciare da quel rewilding e termini collegati. In italiano, rinaturalizzazione sembra essere usato abbastanza spesso, ma altri termini derivati da rewild sono spesso nuovi e meno facili da confermare, in particolare la professione del rewilder che, anche in inglese, è relativamente nuova, nonostante ci siano sempre più offerte di lavoro per questa specifica figura professionale.

 

In italiano, potremmo usare rinaturalizzatore/rinaturalizzatrice, ma sono parole che hanno l’inconveniente di essere lunghissime e non proprio comode. E anche se, quando posso, cerco di evitare le parole inglesi, devo ammettere che stavolta l’inglese ci aiuta proprio, perché rewilder viene ormai usato spesso anche in testi italiani. Un esempio è questo articolo, poi citato anche da Treccani che, in questa voce pubblicata nel 2015, lo segna come neologismo. Viene chiamata professione del futuro ma credo ormai sia del presente, visto che, fino a qualche giorno fa, su Rewilding Apennines, c'era anche un'offerta di lavoro proprio per questa figura professionale. Il lato positivo del termine inglese è che non ha marca di genere e che possiamo più facilmente modificare le frasi e ovviare articoli e preposizioni per renderla più inclusiva.

 

Torno per un attimo a quando ho detto ai nomi di animali perché sembrano facili ma, a volte, le differenze tra la fauna dei vari Paesi ci causa qualche intoppo. Per me, in questo caso, è stata la parola polecat, che dovunque ho trovato tradotta come puzzola ma che non somiglia per nulla all’idea che avevo di puzzola, perché io pensavo a skunk. E invece sì, varie foto e varti testi paralleli dopo, ho confermato che entrambe sono puzzole.

Stile e registro

Veniamo ora allo stile di Derek Gow. Io, se posso, tendo a non censurare anche se il testo include espressioni volgari. Ovviamente, scelte di questo tipo dipendono anche dalle istruzioni ricevute da chi richiede la traduzione, così come tutte le decisioni che dipendono dalle norme redazionali su cui non mi dilungo (conversione di valute, virgolette e punteggiatura prima e dopo, etc.). Visto che in questo progetto le regole le detto io, non si censura. Ma, una volta deciso ciò, bisogna trovare l'equilibrio giusto e non cadere neppure nell'errore opposto scegliendo una traduzione più forte e più volgare. Per esempio, per “I’m done with talking for the sake of fucking talking” ho scelto «mi sono rotto le palle di parlare e basta». Cosa ne dite? Voi come l’avreste tradotto?

I riferimenti culturali

Come spesso succede, alcune tra le difficoltà maggiori le causano i riferimenti culturali. A volte vorremmo spiegarli per esteso e, se in un articolo accademico è possibile aggiungere note a piè di pagina, in uno di giornale non solo le note sono rare, ma non ci si può neppure dilungare tanto con molte spiegazioni. In alcuni casi, in questo articolo ho usato apposizioni brevi come “sindacato degli allevatori” per spiegare cos’è National Farmers’ Union o “catena montuosa scozzese” invece di usare solo il nome Cairngorms. In altri casi, però, non è così semplice.

 

La frase che più mi ha fatto pensare è stata “Lynxes, known as Britain’s little lions”. Il significato superficiale è ovvio, ma bisogna considerare che la Gran Bretagna non ha leoni tra la propria fauna e, di solito, quando si parla di British lions, si pensa subito alla squadra di rugby o, a volte, al leone dello stemma reale. Come includere nella mia traduzione tutte queste connotazioni? Un inciso sarebbe stato troppo lungo, opzione scartata. E poi mi son chiesta se sarebbe stato necessario includerle. Secondo me no, soprattutto perché una ricerca rapida ha dato pochi risultati e tutti legati a questo articolo, il che mi fa pensare che non siano davvero conosciute come tali. Semplicemente, le linci sono tra i maggiori felini britannici e quindi mi è sembrato sufficiente tradurre “Le linci, considerate i leoncini della Gran Bretagna”.

 

Voi che parti pensate siano le più problematiche? Lasciatemi un commento!